Il disastro di Marcinelle, avvenuto l’8 agosto 1956, è una delle tragedie minerarie più gravi della storia europea e ha segnato profondamente la memoria collettiva, specialmente in Italia e in Belgio. La miniera di carbone Bois du Cazier, situata a Marcinelle, un sobborgo di Charleroi in Belgio, fu teatro di un incidente devastante che causò la morte di 262 minatori su 275 presenti.

Nel dopoguerra, l’Europa necessitava di grandi quantità di carbone per la ricostruzione. L’Italia, impoverita e con una popolazione in crescita, trovò nel Belgio un’opportunità di lavoro per molti dei suoi cittadini. Fu stipulato un accordo tra i due paesi, noto come “uomini in cambio di carbone”, che portò migliaia di lavoratori italiani nelle miniere belghe. Marcinelle, come molte altre località minerarie, divenne una comunità multiculturale con una forte presenza italiana.

La mattina dell’8 agosto 1956, un errore umano innescò la catastrofe. Durante un’operazione di manutenzione, una benna piena di carbone urtò un cavo elettrico, causando un corto circuito che provocò un incendio. Le fiamme e il fumo si diffusero rapidamente nei pozzi della miniera, intrappolando i minatori a centinaia di metri di profondità. I tentativi di soccorso furono immediati, ma le operazioni furono ostacolate dalla difficoltà di raggiungere i minatori intrappolati e dall’intensità dell’incendio. Nonostante gli sforzi disperati dei soccorritori, le condizioni peggiorarono rapidamente e le speranze di salvare i lavoratori svanirono. Delle 262 vittime, 136 erano italiani, mentre gli altri provenivano da vari paesi europei. Il disastro colpì duramente le comunità locali e le famiglie dei minatori, sia in Belgio che in Italia. Le immagini delle vedove e degli orfani in attesa di notizie fuori dalla miniera divennero simboli del dolore e della disperazione.

La tragedia di Marcinelle portò alla luce le condizioni di lavoro spesso pericolose e inadeguate nelle miniere e suscitò una profonda riflessione sulla sicurezza sul lavoro e sui diritti dei lavoratori immigrati. Il disastro sollecitò un dibattito pubblico su come migliorare la protezione dei minatori e su come garantire che tragedie simili non si ripetessero. Il disastro di Marcinelle è commemorato ogni anno l’8 agosto, giorno della tragedia. Il sito della miniera Bois du Cazier è stato trasformato in un museo e un luogo di memoria, dedicato alle vittime e alla storia della miniera. La tragedia ha anche avuto un impatto duraturo sulla legislazione europea in materia di sicurezza sul lavoro e ha contribuito a rafforzare la consapevolezza dell’importanza della protezione dei lavoratori.

In Italia, Marcinelle è ricordata come un simbolo del sacrificio degli emigranti italiani e della lotta per condizioni di lavoro migliori. La tragedia ha rafforzato i legami tra Italia e Belgio, due nazioni unite dal dolore e dalla memoria comune. Il disastro di Marcinelle rimane una delle pagine più nere della storia mineraria europea. La tragedia dell’8 agosto 1956 ha messo in luce le difficoltà e i pericoli affrontati dai minatori, molti dei quali erano emigranti in cerca di una vita migliore. La memoria di Marcinelle ci ricorda l’importanza di proteggere i lavoratori e di garantire condizioni di lavoro sicure e dignitose per tutti.

Beppe Giampà

TERRA NERA
(Testo: S. Gnudi – Musica: G. Giampà)

La terra oggi sembra più nera,
in questo giorno d’agosto,
tra queste colline bruciate,
terra di rimpianti

Ti ho lasciato una rosa sul cuscino,
l’ho raccolta questa notte dal vicino
era buio come il mondo che vivo,
buio come il cielo

Ti ho lasciato una rosa sul cuscino,
la vedrai rossa vermiglio,
quando il sole busserà ai tuoi occhi,
tu la vedrai anche per me

La terra oggi sembra più triste,
mentre i passi ci portan veloci,
mentre in fila scendiamo il budello,
lentamente il cielo scompare

E la terra oramai è sopra di me,
che percuoto la roccia con forza,
con le mani color della notte,
un canto si perde nell’aria.

Ed il mondo è entrato nel buio
come se Dio avesse deciso
di accoglierci in grembo

Ti ho lasciato una rosa sul cuscino
e tornerò a rivederne i colori
così anche io saprò del rosso vermiglio
e la metterai sul mio petto nero di carbone